La seconda volta che recensiamo un disco prodotto per la ayros, giovane etichetta discografica fondata nel 2012 dal cembalista e direttore Marco Vitale, che è anche l’interprete delle registrazioni contenute in questo nuovo CD. Nella precedente recensione si parlò delle Cantate romane di Handel eseguite dall’ensemble Contrasto Armonico col soprano Roberta Mameli, dunque un progetto incentrato sul periodo giovanile del musicista di Halle.
La peculiarità del nuovo disco “Ruckers 1604” è subito evidente dal titolo, attorno al quale si concentra tutta l’essenza di queste belle interpretazioni. Prima di tutto la dinastia dei Ruckers, famosi maestri cembalari di Anversa, legati indissolubilmente alla diffusione del virginale nei paesi fiamminghi e d’oltremanica; e poi l’anno 1604 che, come spiegato nel booklet in inglese accluso al CD, coincide sia con la data di probabile fabbricazione dello splendido strumento utilizzato per le registrazioni – un esemplare proveniente dalla collezione di Giuseppe Accardi -, sia con un’annata importante per la bottega del suo costruttore, Johannes, figlio maggiore di Hans Ruckers.
Il virginale, nelle sue molteplici varianti, a volte noto in Italia come spinetta, è uno strumento a tastiera a corde pizzicate, esattamente come il clavicembalo. A differenza di quest’ultimo però è caratterizzato dall’avere piccole dimensioni, è uno strumento molto più maneggevole che spesso si impiegava poggiato sopra un tavolo. Il motivo principale per cui il virginale occupa molto meno spazio del più ingombrante clavicembalo è dovuto al fatto che le corde corrono parallelamente alla tastiera, sebbene sempre sul piano orizzontale. Anche il suono tra i due strumenti tende a differenziarsi, più delicato del cembalo, in certi casi meno ricco di armoniche e registri ma più adatto ad un uso domestico, uso per cui fu diffusissimo in Inghilterra nel periodo Elisabettiano ed oltre. Solo dal punto di vista della capacità di ricreare una certa atmosfera intimista, questo strumento può essere accostato al clavicordo, che ebbe una maggiore diffusione nei secoli XVII e XVIII soprattutto in Germania: ma il paragone si ferma qui, dato che il clavicordo non prevede la stessa meccanica di generazione del suono, essendo la corda percossa anziché pizzicata.
Nella scelta dei brani si è in parte attinto dal Fitzwilliam Virginal Book (FVB, per brevità), oggi considerato un testo fondamentale cui riferirsi se si vuole affrontare quel repertorio inglese per tastiera compreso tra gli anni 1560 ed il 1610 circa. Dei tre autori selezionati, il più rappresentato nel FVB è indubbiamente William Byrd del quale vengono eseguiti quattro brani: Fortune, La Volta, The Bells ed infine Jhon come kisse me now, tutti devo dire interpretati con tocco pulito ed equilibrato: in particolare il primo della sequenza, caratterizzato da quell’atmosfera malinconica e solitaria che si ritrova in analoghi brani del periodo, con una tessitura che ricorda la scrittura liutistica. A questi, Vitale affianca due brani di Martin Peerson, autore meno noto di una generazione più giovane di Byrd, brani che possono essere considerati tra i primi tentativi di fare musica descrittiva tramite uno strumento a tastiera. La restante metà del CD è dedicata ad uno dei padri fondatori della scuola organistica nord-tedesca, Jan Pieterszoon Sweelinck, con sei altri pezzi tutti esterni al FVB. Tra questi spiccano la famosa Fantasia Chromatica, dal lento e variegato sviluppo contrappuntistico basato su una semplice quarta cromatica discendente; ed ancora, le variazioni all’italiana del Ballo del Granduca e la Paduana Lachrimae, che il fiammingo compose basandosi sul celeberrimo tema di John Dowland, tratto da Flow my tears. Gli altri brani di Sweelinck sono generalmente basati su melodie e ballate di origine inglese o tedesca, sotto forma di cicli di variazioni.
Ho trovato molto azzeccato l’assortimento complessivo dei brani, con una tendenza ad alternare pezzi dal carattere austero, meditativo, con altri più vivaci, derivati da danze e melodie popolari, spesso come detto in forma di variazioni. La durata complessiva del disco non è eccessiva, arrivando a sfiorare l’ora ma senza raggiungerla. Forse si sarebbe potuto avere una decina di minuti in più, magari con l’aggiunta di due o tre English song di Byrd da accompagnare al Ruckers, ma comunque il CD risulta assolutamente di piacevolissimo ascolto, anche grazie alla chiarezza espositiva dell’interprete, una qualità che viene ulteriormente valorizzata dall’ottima presa del suono con cui è stata realizzata questa incisione. Un ascolto assolutamente consigliato.
Zadok, 30 aprile 2014
Link to the review: http://www.saladelcembalo.org/cdreviews/ruckers1604.html